LinkedIn e gli studenti: lezioni di business networking – fase 2, l’incontro


Il 29 maggio si è svolta la seconda fase del seminario “Trovare lavoro, creare opportunità e gestire relazioni con i Business Social Network. Come?” . Qui i dettagli della giornata.

“Tecnologia innovativa” non significa necessariamente una idea innovativa.


Stamattina ho dimenticato sulla scrivania dello studio il Blackberry, e non lo recupererò che a fine giornata, perché sono in trasferta: quando ho realizzato la…ferale notizia, dopo un istante di panico ho scrollato le spalle pensando che tanto non ci potevo far nulla, e infatti dopo un’ora il lavoro fluiva senza problemi. E dopo due ho deciso di scrivere un post per condividere qualche riflessione. E subito , altra (ri-) scoperta: ho scritto la minuta del post sulla carta con una penna, e posso scrivere velocemente, anche se a volte la fluidità di scrittura non è quella di una volta, quando non mi ero ancora  abituato all’uso quasi esclusivo della tastiera.E poi, le telefonate che dovevo fare necessariamente le ho …“scroccate” dal fisso dell’azienda che mi ospita per una riunione (è scattata la solidarietà nel dramma: il dottore è rimasto senza cellulare!!)

La riflessione, dicevo: la tecnologia innovativa non rende necessariamente una idea innovativa! Oggi c’è una corsa da parte delle aziende di comunicazione all’ultimo gadget sofisticato per ottenere una comunicazione “di impatto”,  molto”innovativa”, “alternativa” e – Dio ci scampi! – “2.0”,  ma se ci fermiamo a riflettere un momento ci rendiamo conto che a fronte di tecnologie innovative non sempre si hanno idee veramente innovative, anzi, troppo spesso la innovazione è solo nella applicazione usata o nel materiale di comunicazione inusuale.

Bisognerebbe ragionare “a ritroso”: trovare una grande idea da supportare con una tecnologia veramente innovativa che ne amplifichi la portata. E non farsi schiavizzare dall’ultimo ritrovato in fatto di tecnologia .

7 Essential Skills You Didn’t Learn in College


L’amico e collega Giovanni Arata segnala via Twitter questo post di  WIRED,  provocatorio ma molto intelligente, come da lodevole tradizione della testata.
Da leggere -anche – con un sorriso, ma da meditare!

Lightbay Video Contest:pronti al via!


Il 4 ed il 5 maggio 2010 gli studenti dei corsi di Laurea in Scienze della Comunicazione, in Comunicazione Pubblicitaria e in Comunicazione e Pubblicità per le Organizzazioni dell’Università di Urbino “Carlo Bo” sono stati riuniti, informati ed adeguatamente entusiasmati per la partecipazione al concorso LIGHTBAY SAILING TEAM – INTERNET VIDEO CONTEST, il concorso che premierà la squadra di videomaker che realizzeranno il “ciak” più bello e più rappresentativo del team di vela LIGHTBAY.
Il “Contest” nasce con l’obiettivo specifico di fare sperimentazione e ricerca nell’ambito della comunicazione mantenendo un reale livello INNOVATIVO e di elevata CREATIVITÀ in tutte le forme di comunicazione, con particolare attenzione alla comunicazione video /virali in settori in grande sviluppo come il marketing esperienziale declinato in ambito sportivo.

E’ una esperienza interessante, coinvolgente (anche professionalmente: sono il coordinatore dell’evento), ed emozionante. I ragazzi motivati, ansiosi di mettersi alla prova, si alterneranno nelle varie regate per riprenderne gli istanti più belli e condividerli poi sulla rete: i video, infatti, saranno pubblicati sul sito www.lightbayteam.com (in un’apposita sezione presto online), dove portanno essere votati dal popolo della rete – uno dei giudici decisivi della gara, oltre alla giuria che si riunirà presso l’Università di Urbino – che potrà seguire lo svolgimento del concorso anche  su  Facebook e Twitter.



404 not found – soluzioni ai problemi della rete


La rete sta diventando uno strumento di lavoro, divertimento, cruccio, fonte di chiacchiere e di incontri. E l’ utente business si trova a  dover affrontare problemi sino a poco tempo fa impensati, forzato a trovare delle soluzioni più o meno scientifiche, come si legge qui.

Web Marketing: Trend per il 2010 – Gran Bretagna ed Europa


Dopo l’ intervento di Geoff Ramsey  di eMarketer che ha illustrato il suo punto di vista sul 2010, Karin Von Abrams, approfondisce l’ analisi sui trend in UK ed Europa: prima notazione interessante,  il  marketing su internet è diventato molto più sofisticato “grazie” alla recessione ed alla conseguente ricerca di metodi sempre più efficaci a fronte di un rapporto costi / benefici favorevole. Trend confermato da una ricerca condotta da EIAA.

Altro punto interessante: gli europei fanno shopping online come mai prima, e il trend del 2010 è in salita, con un ammonimento: il consumatore online è sempre meno disposto ad accettare un basso livello di servizio da parte delle aziende, anzi – sottolinea la Von Abrams – chi eroga uno scarso valore aggiunto sarà punito dai mercati.
Attenzione al paragrafo sui contenuti a pagamento, dove si analizza il terreno di “scontro” tra le opposte impostazioni di business.

Leggi il post sul blog del Gruppo 7c

12 azioni che negli ultimi 10 anni sono diventate obsolete.


Condivido qui un divertente – ed interessante – articolo su Huffington post che su inserisce nell’onda di fine 2009 degli elenchi dei cambiamenti “epocali” avvenuti nell’ultimo decennio: una lista semiseria che – se da una parte mi ha fatto sorridere – mi ha anche fatto riflettere sulle spesso supervalutate innovazioni “del terzo millennio” sbandierate dai media. Voglio dire, al di là dei tecnicismi spesso verifichiamo nella pratica professionale (e nella vita di tutti i giorni) che cambiano i mezzi, ma la sostanza delle nostre azioni rimane immutata: oggi – ad esempio – utilizziamo messaggi email anziché delle lettere di carta, ma una comunicazione mal fatta o peggio organizzata rimane tale anche se veicolata con il palmare…
Ad ogni modo, anche per sorridere di nostalgia e renderci conto di quanta strada e quanto velocemente siamo avanzati, la lista ! (Sul sito la versione completa in inglese, delle belle immagini, e per chi si vorrà cimentare e dire la sua, la possibilità di partecipare ad un sondaggio).

Azione obsoleta 1: Telefonare – Messaggi di testo, SMS, BlackBerry Messaging, Twitter, Google Wave, ed e-mail hanno preso il possesso della comunicazione (anche se da noi in Italia i telefonini rimangono il mezzo di comunicazione personale più usato ). Gli americani – ci informano – nel dicembre del 2008 hanno inviato oltre 110 MILIARDI di SMS, raddoppiando la cifra del dicembre 2007…

Azione obsoleta 2: consultare gli annunci economici – la diffusione delle piattaforme social sta minando seriamente la predominanza degli annunci sui giornali. Negli Usa, ci racconta l’estensore del post – la diffusione delle Craigslist sta mettendo in grave difficoltà gli editori della carte stampata, che vedono i numeri dei giornali assottigliarsi fisicamente per la ridotta paginazione e conseguentemente anche dimagrire i propri introiti…

Azione obsoleta 3: usare il modem “dialup” per connettersi ad Internet – rumoroso, lento, addirittura con il cavo!!! per i nostalgici, sul sito i link per riascoltare gli squittii della connessione via modem…

Azione obsoleta 4: consultare enciclopedie cartacee: pare oramai sancito definitivamente il passaggio dalle enciclopedie di carta (la famosa “Britannica” e la Treccani da noi ) alla collaborativa, dinamica e solo online Wikipedia.

Azione obsoleta 5: ascoltare i CD – i cd ed i negozi che li vendevano stanno per essere soppiantati dalla musica digitale che si ascolta dai lettori MP3 e che si scarica dalla rete…

Azione obsoleta 6: usare i Telefoni con il cavo – oramai anche i telefoni sono…unplugged!!

Azione obsoleta 7: fare delle foto con la macchina fotografica – le macchine digitali, quelle montate nei telefonini, i computer possono scattare foto immediate, anche di buona qualità, a prezzi ragionevoli e con pochi tecnicismi (es: controllo dei tempi e dell’esposizione).

Azione obsoleta 8: consultare le pagine bianche e gialle, usare rubriche telefoniche – in realtà continuiamo a consultarle, ma online e sui nostri telefoni cellulari: forse uno dei passaggi più clamorosi e completi dalla carta al digitale.

Azione obsoleta 9: inviare offerte via posta (direct mail) – purtroppo le caselle della posta di tutti noi si sono svuotate di chili di carta inutile, che si sono trasformati in spam che ci affolla la casella della posta elettronica…

Azione obsoleta 10: usare il fax – Una volta (10 anni fa) un “must”, oggi una reliquia del passato

Azione obsoleta 11: usare i cavi per connettersi – non è ancora una azione dimenticata, perché i cavi per la comunicazione vengono usati, eccome, ma lo sviluppo di internet “wireless”, dei download, degli aggiornamenti offerti con strumenti wireless, i telefoni senza filo, fanno pronosticare agli esperti una vita breve dei cavi e di tutto ciò che è legato a quel mondo,

Azione obsoleta 12: scrivere lettere a mano – spiace dirlo, ma grazie alla velocità di PC , software di scrittura ed email, la loro economicità, le lettere d’amore, d’affari, gli inviti sono praticamente spariti, assieme alla capacità di scrivere un testo un po’ più articolato delle comunicazioni commerciali.

il punto di vista sul 2010 dal CEO di eMarketer


Geoff Ramsey,  esperto di fama mondiale  nei temi del digital marketing e studioso dei trend, è CEO  di eMarketer, autorevole  e-magazine e blog di ricerche di mercato, analisi dei trend su internet, e-business, online marketing, media e tecnologie innovative. Richiesto conferenziere, in questo post Geoff espone il suo punto di vista – e si sbilancia in previsioni – sul 2010 per il web marketing: una interessante lettura proposta dal blog gruppo7c.it

Campagna “social” per l’esercito USA


In un mio precedente post raccontavo di una esperienza di formazione presso il Plotone Internet – un gruppo di specialisti dell’Esercito Italiano,   28° Reggimento “Pavia”: un seminario in cui si era parlato, oltre che di knowledge blog, di wiki, di motori di ricerca, di reputazione in rete, wikinomics, rapportati  ad un mondo e ad un lavoro difficile che  –  a detta di tutti i partecipanti molto avrebbe da beneficiare dall’adozione di strumenti di comunicazione avanzati e – soprattutto – che “parlano con voce umana” .
Nelle conclusioni del seminario si era sottolineato quanto per l’Esercito fosse importante intraprendere una svolta “social” sia per quanto riguarda la comunicazione interna, sia quella rivolta verso l’esterno.

La scorsa settimana, un feed di Social Media Today ci ha notificato che l’ Esercito USA è entrato nel mondo “social”  con una iniziativa che coinvolge le più conosciute  piattaforme di condivisione supportata da una robusta strategia di marketing.
Qui si potrà leggere l’ intero post: riportiamo di seguito la video intervista rilasciata – ovviamente a  YouTube – dal Maggiore Mary Constantino per presentare l’ iniziativa.

Molto professionale la realizzazione del sito ArmyStrongStories.com , un”blogging system”  che permette a chiunque nell’ esercito USA di postare e “dà voce” ai militari per raccontare e raccontarsi.

Il social media per il business è una buona idea, a patto di non pensare che sia gratis…


Milioni di persone creano ed usufruiscono di contenuti web: di conseguenza, anche l’ azienda meno “web-oriented” deve rendersi conto che sarebbe stupido pensare di fare  a meno dei social media nel business, perché la concorrenza  già li usa, ed anche le scuse ricorrenti del tipo “non siamo ancora pronti”, o “nel nostro settore siamo indietro, e non usiamo estensivamente internet” non hanno alcun senso.  In azienda si potrà anche non usare internet, ma i clienti sicuramente la usano, avranno come minimo un account di Facebook, avranno letto un post in un  blog almeno una volta o  inviato una email!!!
Siamo dunque  in presenza di uno dei nuovi miti del marketing in rete (in passato mi sono già occupato qui di miti del marketing tradizionale),  pericoloso se continuasse a trovare credito presso le aziende e gli operatori: si può definire il mito del

Il “social” è economico, quando non gratis.

Sappiamo tutti che You Tube, Flickr, Ning, WordPress, Twitter ed altri possono essere usati gratuitamente per operazioni di marketing, ma integrare realmente questi media in un programma di marketing richiede conoscenze precise, tempo e (quindi) denaro. E’ molto più facile di quanto non si pensi spendere cifre a 5 zeri: costruire un sito che consenta l’ interattività, permetta l’ inserimento di contenuti generati dagli utenti e magari delle funzioni di e-commerce non è per nulla economico, se realizzato a regola d’arte da specialisti.

Configurare per un uso corporate WordPress, ad esempio, richiede competenza, capacità di pianificazione e tempo (cioè denaro), ed anche una campagna di Adwords, per quanto i costi unitari siano relativamente bassi se rapportati ai media tradizionali, richiede l’investimento di svariate migliaia di euro a fronte di obiettivi correttamente settati (altra condizione imprescindibile troppo speso dimenticata dalle aziende).
Se poi aggiungiamo -ad esempio – il supporto di campagne di email marketing, l’ inserimento nei motori di ricerca, ecco che il budget  lievita rapidamente.

Purtroppo legioni di figli o nipoti blogger hanno radicato in molti imprenditori l’impressione che il costo di campagne che utilizzino media “social” sia praticamente zero, ma spesso si perde di vista il fatto che una corretta campagna ad esempio – per costruire una community, per implementare la reputazione in rete, costruire brand awareness, richiedono parecchie ore -uomo, e -fattore non trascurabile – di uno specialista.
Non si può pensare di affidare una community (come spesso capita) ad uno stagista, una segretaria o ad un PM che sono pagati per fare altro e che sottrarrebbero ore alla mansione principale per – in definitiva -non fare bene niente, con l’aggravante di costi che spesso rimangono sommersi, ma incidono sulla performance aziendale.

In un post recente  riportavo un esempio di valutazione di risultati finanziari di un blog, e parte importante di questo calcolo sono:

  • costo del blog in spazio di hosting e costi di “setup”

  • costo in euro per ora di un responsabile

...se l’ azienda si è posta un obiettivo finanziario per il proprio blog è (esempio classico, una campagna di fundraising), la valutazione del risultato è abbastanza semplice: basterà considerare il costo del click through (costo del programma /numero di click through= costo per click through), o del costo per ogni unità venduta, o per contatto di vendita, o per ogni euro raccolto.

Una semplice formula per illustrare la semplicità del ragionamento:

CE = CB + CO x 220
CC= CE / n CT

dove:

CB = costo del blog in spazio di hosting e costi di “setup”

CO=costo in euro per ora di un responsabile

CE= Costo Effettivo

CC = Costo per click

CT = Click Through”

(per leggere l’ intero post clicca qui